25 Aprile 2018: opporsi al nazismo è ancora reato. Fogli di Via agli antifascisti emiliani.

Nella Modena a governo PD alla vigilia del 25 aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo, vengono distribuiti fogli di via ad antifascisti e antifasciste emiliani: l’accusa è di aver “osteggiato il regolare svolgimento” di una manifestazione nazista.
Ma andiamo con ordine.

La sera del 15 dicembre 2017, in una città completamente militarizzata da camionette e reparti antisommossa posti a loro difesa, veniva avallata dal sindaco Muzzarelli e autorizzata dalla Questura locale una manifestazione razzista della galassia neofascista e neonazista extraregionale a Modena, organizzata da Terra dei Padri, Veneto Fronte Skinhead e Forza Nuova. Poco abilmente nascosti dietro la sigla di un falso comitato istituito ad hoc denominato “Difendi Modena” – smascherato dalla controinformazione antifascista – e con la scusa di protestare contro la concessione dei basilari diritti di cittadinanza a chi è italiano ma ha genitori stranieri, questi nazifascisti avevano l’intenzione di mettere in atto una prova di forza che potesse sdoganare, come una cosa normale, il suprematismo etnico, l’identitarismo razziale, il richiamo alla purezza del sangue come basi della società, ma soprattutto legittimare la propria pericolosa presenza e le proprie infami attività – fatte di ronde, intimidazioni, aggressioni, pestaggi, cacce all’immigrato e, come visto a Macerata, anche tentativi di strage – non solo a Modena ma in tutta l’Emilia.

Dopo aver legittimato la presenza dei nazifascisti in città ed essere stato complice nella creazione di quelle condizioni di impoverimento e macelleria sociale del governo della crisi – terreno fertile per chi vuole dare una direzione reazionaria all’odio e insoddisfazione sociale – il PD cittadino, come del resto in tutta Italia si è mosso il Partito Democratico, ha provato ad appropriarsi dell’antifascimo opponendo ad esso una vaga “democrazia”, ovvero un’idea di democrazia dove il nazismo e il razzismo sono “opinioni” come le altre, tuttalpiù da biasimare ma non combattere attivamente. Un “frontismo democratico” ipocrita che durante la giornata del 15 dicembre vedeva in presidio quegli stessi quattro gatti di politicanti pronti poi ad esiliare chi l’antifascismo lo pratica quotidianamente e nella giusta direzione: del resto, la maggior parte dei modenesi scesi in piazza quella sera si è spostata in massa, a un certo punto, dai vari presidi cittadini a quello di porta Bologna.

Infatti la stessa sera una mobilitazione antifascista e antirazzista ampia, plurale, cresciuta dal basso e partecipata da centinaia di modenesi ed emiliani si contrapponeva a questo ennesimo scempio per la nostra terra e la sua storia di solidarietà, resistenza e lotte per l’emancipazione sociale. Più di quattrocento persone confluivano al presidio antifascista autorizzato in largo Porta Bologna, nonostante le intimidazioni della polizia – la richiesta dei documenti a chiunque si avvicinasse – e lo schieramento del battaglione Padova in assetto da battaglia. Il presidio autorizzato, dopo ripetute provocazioni strumentali da parte della polizia, ma con la determinazione di riprendersi le strade della città, veniva brutalmente caricato dalla celere, che feriva numerosi giovani, anziani, lavoratori, studenti, pensionati, sindacalisti, famiglie e solidali. I partecipanti, poi ricompattati, mantenevano la loro presenza nelle strade di Modena per impedire ulteriori provocazioni da parte degli squadristi radunati sotto il monumento ai caduti.

A distanza di qualche mese dal 15 dicembre, e a ridosso del 73° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, la questura di Modena ha emesso arbitrariamente diversi fogli di via ad altrettanti antifascisti emiliani, “accusati” di aver preso parte alla manifestazione antirazzista e di essersi opposti al raduno nazifascista a Modena. Mentre la “sinistra” in capo al Partito democratico che governa – sempre più debole – Modena e l’Emilia con una mano si appresta a ripulirsi la coscienza con bei discorsi e celebrazioni alla Resistenza, con l’altra avalla queste infami misure repressive contro chi, oggi, si spende a mantenere vivo e concreto l’insegnamento dato dai partigiani e dalle partigiane emiliani. Che immagine dà di sè questa “sinistra”? Da quale parte sarebbe stata allora, in quei tempi dove le scelte erano due, stare dalla parte della camicia nera o della libertà, dove chi era partigiano era definito bandito e chi serviva l’invasore nazista un patriota rispettoso delle leggi?

Già da qualche anno queste misure preventive di carattere amministrativo, rafforzate dal decreto Minniti, vengono utilizzate come strumento di disarticolazione e intimidazione di chi prova ad opporsi collettivamente al governo della crisi. È utile ripetersi che si tratta di misure che non hanno a che fare con un processo penale, ma che sono in mano alla discrezionalità di questori e sindaci e questure. È allora ancora più evidente la responsabilità di chi ha deciso che gli antifascisti e le antifasciste andassero esiliate dalla città di Modena. Ed è ancora più necessario rispondere a testa alta e con forza a questi tentativi di chiudere spazi di agibilità antifascista.

Con queste infami misure repressive, le istituzioni “democratiche” e le pubbliche autorità si schierano di fatto a sostegno di pericolose organizzazioni che hanno già dimostrato, dati alla mano, cosa voglia dire avere sedi, nuclei e squadristi sul territorio (qui la lista di centinaia di aggressione fasciste http://www.ecn.org/antifa/article/357/AZIONI%20FASCISTE che hanno portato a 6 omicidi dal 2003 al 2016 e alla tentata strage di Luca Traini), in barba ai valori che dicono di difendere.

Se pensano di intimorirci e fermarci si sbagliano: combattere la paura è possibile insieme, distruggere l’indifferenza di fronte alle violenze nazifasciste è necessario, opporsi attivamente contro chi lucra su razzismo e xenofobia facendo della crisi economica e dell’impoverimento generale un dispositivo di governo e controllo sociale è ciò che va fatto quotidianamente, rinvigorendo la solidarietà antifascista dal basso e conquistando nuovi spazi di agibilità, azione e partecipazione politica antifascista.

Non è più tempo di stare a guardare.
Ieri partigiani, oggi antifascisti.
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