Banditi nelle strade: ieri partigiani, oggi antifascisti.

Alcune riflessioni sui fatti di questi giorni.

In questi ultimi giorni, nel mezzo di un’oscena campagna elettorale percorsa da razzismo sempre più virulento, attentati terroristici di matrice fascioleghista che potevano finire in strage e passerelle elettorali di politicanti ladri e corrotti che si spacciano come salvatori della patria, a gran voce irrompe da parte dei media nazionali la minaccia degli “opposti estremismi”.
Da destra a sinistra, ma soprattutto dalla “sinistra” istituzionale, è una corsa a equiparare la reazione antifascista che sta attraversando la parte sana del nostro paese all’escalation di aggressioni con lame e pistole portata avanti da militanti e simpatizzanti di gruppi come Forza Nuova e Casapound, Veneto Fronte Skinhead e Lealtà Azione.

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Azione antifa! Prima che sia troppo tardi

Ma li avete visti ‘sti fasci di merda in giro? Sono mesi ormai che la loro retorica a favore delle classi benestanti infesta giornali, siti web, strade e piazze. Sono mesi che in ogni dove si parla la lingua del peggior razzismo spacciata per amor di “””patria””” sotto una bugiarda coltre di fuffa antisistema. Chiediamoci un attimo: ma quando questo manipolo di accoltellatori e politicanti sarà in parlamento, cambierà qualcosa? No, ci rispondiamo subito; la gente continuerà a essere sottomessa, sfruttata e sottopagata come lo sarebbe (e lo è stata) con qualsiasi altra forma di governo. Il fascismo non è un’ideologia, ma non è neanche un crimine: il fascismo è la chiave che i padroni usano per rinchiudere sfruttati e sfruttate nella gabbia della frustrazione; l’antifascismo è il grimaldello che questa gabbia la apre.

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Reggio Emilia è antifascista: note su CasaPound

La prefettura li accoglie, il comune gli concede spazi, la questura li protegge e i giornalisti li coccolano.
È solo grazie a queste complicità che CasaPound, nella giornata di ieri, è riuscita ad organizzare, in totale silenzio per il timore di contestazioni, un banchetto elettorale a Reggio Emilia.
Evidentemente nella città dove si sta svolgendo il più grande processo per mafia del nord molti dimenticano o, peggio, fanno finta di dimenticare chi sono realmente i “bravi ragazzi” di CasaPound, fascisti del terzo millennio.

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Rafforziamo l’allerta antifascista

Al ritorno dalla giornata di mobilitazione contro Forza Nuova a Bologna, dove ha partecipato una folta rappresentanza cittadina, gli antifascisti vengono allertati di un anomalo assembramento di digos e polizia in città.
In tarda serata scopriamo che la gentil scorta a spese dei cittadini era nientedimeno per Roberto Fiore, leader del partito neofascista, xenofobo e solidale con il terrorista Traini.
Questa volta, a differenza delle ultime due,la visita dello sgradito e impresentabile fascista è avvenuta in sordina, senza proclami o annunci e ben protetto dalla sbirraglia amica( questo come al solito).
Una pratica consona ai ratti di FN, che però non possiamo che cogliere con soddisfazione. L’opposizione quotidiana a livello cittadino messa in campo negli ultimi due anni ha di fatto costretto ad un passo indietro i fascisti limitandone visibilità e impedendo la propaganda a Fiore.
Crediamo che oggi più che mai serva una presenza costante sul territorio e non solo, seppure sia importante, nei momenti nazionali o là dove si alzi la tensione.
Una presenza che come antifascisti e antifasciste modenesi cerchiamo di riversare quotidianamente in ogni modo nei nostri quartieri ostacolando con ogni mezzo possibile chi propina idee di odio e intolleranza.
Invitiamo perciò tutti i collettivi e le individualità antifasciste a rafforzare la loro presenza sul territorio e ad una proficua collaborazione evitando inutili protagonismi, in quanto la fase storica richiede massimo impegno e coesione

Solidarietà ai compagni arrestati in seguito al corteo antifascista piacentino

Nelle ultime ore è notizia di tre arresti a seguito del corteo antifascista di Piacenza svoltosi sabato scorso 10 febbraio.

Una giornata, quella di Piacenza, che ha contribuito con forza, insieme a tutte le altre manifestazioni antifasciste organizzate lo stesso giorno in tantissime città italiane a partire da Macerata, a riportare all’attenzione di tutti l’importanza e la necessità odierna di opporsi collettivamente alla spirale omicida del terrorismo fascista e razzista, cresciuto a partire da quelle organizzazioni fasciste a cui si permette di aprire sedi, fare comizi, compiere sistematiche aggressioni nella totale impunità, e rafforzate dallo sdoganamento del razzismo e della xenofobia come “normalità”.

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Piano Kalergi e sostituzione etnica a Terra dei Padri: un altro grande sabato di “offerta culturale” per Modena

Dopo ex terroristi implicati con l’eversione nera e lo stragismo neofascista degli anni ’70 e ’80, al “circolo” Terra dei Padri va in onda un grande classico moderno del più becero e delirante complottismo suprematista, fatto suo dal fascioleghismo nostrano: il fantomatico piano Kalergi per la “sostituzione etnica” della “razza bianca” europea.
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Sulla giornata di lotta antifascista a Piacenza e considerazioni generali

Sabato 10/02 alcun compagn erano a Piacenza per manifestare il proprio rifiuto verso l’apertura della sede locale di Casapound e verso il fascismo.

Gli antifascisti e le antifasciste hanno mostrato con determinazione al sindaco, al questore e alla città intera che la presenza dei neofascisti in città avrà il suo costo, che la tolleranza e complicità delle amministrazioni comunali verso questi soggetti ha delle ripercussioni e che parte del tessuto sociale che si rivede nei valori della resistenza e dell’antifascismo ha preso atto che non si può delegare l’antifascismo a nessuna istituzione.

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Chi pensa deve agire

Macerata, Piacenza, Brescia, Cosenza, Milano, Torino, Bologna, Siena, Reggio Emilia, Biella, Mantova. E prima Genova, Padova, Roma, Firenze, Vicenza, Pavia, fino al dicembre di Modena.
E quante altre città, paesi, province in cui migliaia e migliaia di antifascisti e antifasciste nelle ultime settimane si sono ripresi le strade, si sono scontrati contro i divieti, hanno attaccato i fascisti in tutti i modi possibili.
Senza paura. Senza tregua.

Qualche giorno fa, dopo l’attentato terroristico di matrice razziale di un militante fascio-leghista, accettato dai partiti dell’arco istituzionale, rivendicato da quelli fascisti, minimizzato dalla stampa nazionale, giustificato da una fetta non indifferente di italiani, che ha segnato la capitolazione delle sinistre al discorso di pulizia etnica e alla violenza dispiegata del fascioleghismo, e rappresentato un punto di non ritorno da cui si intravedono un prima e un dopo, sono state trovate scritte in diverse città d’Italia che dicevano: Macerata è solo l’inizio.

In quest’ora più buia, facciamo divampare la speranza e il coraggio. «Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere. Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso».

Spetta a noi, e solo a noi, scegliere come andrà a finire.

10 febbraio, foibe e dintorni: consigli di lettura #5

L’8 febbraio 1943 Lepa Radić, una partigiana jugoslava di 17 anni dalla Bosnia-Erzegovina, veniva impiccata dai nazisti.

Era stata arrestata nel 1941 insieme ad altri membri della sua famiglia, ma era riuscita a fuggire insieme a sua sorella Dara, entrando nella settima compagnia partigiana del secondo distretto di Krajiški. Nella grande battaglia della Neretva, tuttavia, fu catturata e dopo giorni di torture condannata a morte in quanto “bandito antifascista”. Mentre il cappio era legato al collo, i suoi aguzzini nazisti le offrirono di avere salva la vita se avesse tradito e confessato i nomi dei suoi compagni e delle sue compagne. Lei rispose che non era una traditrice, e che i suoi compagni si sarebbero rivelati quando sarebbero venuti a vendicare la sua morte.

Questo è solo uno dei tanti esempi di atrocità di cui si macchiarono i nazifascisti tedeschi e italiani nei territori occupati dei Balcani: campi di sterminio, pulizia etnica, omicidi di massa, fucilazioni di civili, torture… Atrocità oggi volutamente nascoste dietro il fantomatico “genocidio di italiani” ricordato il 10 febbraio dalle destre neofasciste, le quali si presentano come “vittime innocenti” dell’odio “slavocomunista”, ribaltando il ruolo degli oppressori in oppressi. Con la manipolazione e la strumentalizzazione della storia intorno alle foibe, i gruppi nazifascisti sono stati sdoganati e legittimati dalle istituzioni della Repubblica italiana.

Ma di cosa si parla quando si parla di “foibe” e di “esodo”?
Qui sotto trovate ventiquattro risposte ad altrettante domande sull’esodo istriano. Domande basate su quell’insieme di stereotipi e omissioni che ci piace chiamare «l’ideologia del Giorno del ricordo». Ventiquattro chiarimenti, uno per ogni ora del 10 febbraio. Buona lettura.

#Foibe o #Esodo? «Frequently Asked Questions» per il #GiornodelRicordo

 

10 febbraio, foibe e dintorni: consigli di lettura #4

Continuiamo il nostro percorso di approfondimento verso il 10 febbraio. Per noi rimane fondamentale e necessario raccontare la storia per quella che è stata, secondo gli strumenti della ricerca storico-scientifica, utilizzando fonti documentarie, riferendosi alle indagini di seri ricercatori e storici di professione.
La manipolazione e la revisione della storia effettuata delle destre estreme, e poi istituzionalizzata, va combattuta riaffermando una lettura che rimetta al loro posto gli oppressori e i criminali di guerra, celebrati nel “giorno del ricordo” come vittime innocenti, in modo da legittimare, nel mondo di oggi, i loro successori: i neofascisti e la loro ideologia di morte e sfruttamento.

Per questo motivo, oggi riproponiamo un articolo, sempre tratto da Internazionale, nel quale il collettivo Nicoletta Bourbaki ha chiesto a sette storici di rispondere alla domanda: in cosa consiste la “più complessa vicenda”?

Ogni anno si sente ripetere dai mezzi di informazione che gli infoibati tra 1943 e 1945 furono almeno diecimila, e si parla spesso di un genocidio della popolazione italiana paragonabile alla shoah per crudeltà se non per i numeri. È credibile tutto ciò?

Leggi l’articolo su Internazionale