Mentre a Torino e Pavia giornali e questure imbastiscono il caso degli “adesivi antifascisti”…

Camminando per le strade del Villaggio artigiano, vecchio quartiere sia residenziale che industriale di Modena non troppo lontano dal centro cittadino, sembra essere tutto come dovrebbe essere… strade silenziose durante il fine settimana, quando le fabbriche e i magazzini sono chiusi, e più caotiche nei giorni lavorativi. Gente che cammina, che porta a spasso il cane, che va al supermercato a fare la spesa o che chiacchiera al bar sotto casa non manca mai.

Ma c’è una cosa che stona dentro a tutto ciò: una decina di adesivi attaccati sui pali della luce o qua e là tra le vie della zona riconducibili a ciò che è presente e che non ha nulla di normale in quel quartiere. Stiamo parlando del covo fascista Terra dei Padri.

Un luogo che non ha nulla a che fare con la storia, l’identità, le tradizioni e i valori che Modena ha sempre espresso: una storia di lotte sociali contro oppressione e sfruttamento, un’identità antifascista e popolare, una tradizione di resistenza portata avanti con i valori della solidarietà e dell’uguaglianza.

Un luogo che, corpo estraneo nel quartiere e in città, oggi rappresenta la riedizione in vesti e parole nuove di quell’idea di società, di rapporti tra persone e classi, di progetto politico che è stato il movimento nazi-fascista nella storia europea, a cui il circolo – e sono innumerevoli fatti a dimostrarlo – si richiama. Nazionalismo e razzismo ammantato di “differenzialismo” che vanno a braccetto con il soffiare sulla guerra tra poveri, gerarchia sociale fondata sull’ “identità” etnica, biologica e culturale dell’ “uomo bianco”, discriminazione su base di “sangue e suolo” (il “Blut und boden” nazionalsocialista), revisionismo storico che riabilita chi ha compiuto invasioni, guerre e stermini di popolazioni considerate “subumane”… sono questi i contenuti “culturali” che esprime Terra dei Padri dietro il paravento dell’identitarismo, del sovranismo, della “metapolitica”.

Un locale che continua ad essere usato come sede logistica e luogo di aggregazione dalla galassia nera regionale, da organizzazioni e partiti dichiaratamente fascisti e razzisti, da militanti e personaggi appartenenti a Veneto Fronte Skinhead, Forza Nuova, Casapound, Lealtà Azione, Generazione e Azione identitaria, nonché attraversato da ex appartenenti agli ambienti dell’eversione nera coinvolti nelle indagini sullo stragismo degli anni ’70. È da Terra dei Padri che sono state lanciate, dietro sigle di comodo e comitati apparentemente “apolitici” e “apartitici” creati ad hoc, raduni dell’estrema destra e manifestazioni di orgoglio razziale come quelle del 10 luglio e del 15 dicembre 2017. Una sede legata all’organizzazione di estrema destra Casaggì di Firenze, che per la città toscana rappresenta un analogo covo nero. Non è inusuale infatti trovare camerati di Terra dei Padri alle manifestazioni della sede neofascista fiorentina, e viceversa.

Questi individui provano in tutti i modi a fare presa sulle persone sfruttando le legittime sensazioni di insicurezza e precarietà, aizzando paure sociali e proponendosi come unica soluzione, mestando nel calderone del populismo e diffondendo il pensiero di una supremazia discriminatoria nei confronti del “diverso”, che sia un immigrato o un omosessuale, una donna che alza la testa contro la violenza maschile o un ragazzo impegnato concretamente nella solidarietà antirazzista.
Proprio ciò che rappresentano questi adesivi ripugnanti, che insieme ai proprietari trovano il loro giusto posto solo dentro ai cassonetti della spazzatura della storia.

Continuiamo a ribadire con forza che Terra dei Padri rappresenta oggi un’escrescenza pericolosa nella città di Modena, e non passerà giorno in cui gli antifascisti e antifasciste modenesi non continueranno a opporvisi nelle strade, nelle piazze, nei quartieri, nelle scuole e sui luoghi di lavoro.