Combattere la paura è dare voce alla rabbia. Cosa abbiamo visto in un pomeriggio nella Modena blindata.

Venerdì 3 maggio. Mentre le piazze del centro si riempiono e le scuole superiori si svuotano, nella stazione delle corriere di Modena si inizia a percepire l’imminente arrivo del ministro degli Interni Salvini, in città per un comizio a sostegno del candidato sindaco della Lega e dei suoi alleati neofascisti di Terra dei Padri, che tra la squadra di Prampolini hanno espresso i propri candidati.

Il Kapitano parlerà dal palco alle 14.30 in piazza Matteotti. Sono da poco passate le 13 che il presidio antirazzista organizzato dal collettivo Guernica viene immediatamente e completamente circondato da una quantità di celerini superiore a quella dei ragazzi chiusi all’interno del cordone di sicurezza armato: un’azione totalmente ingiustificata ma inesorabile, una situazione che vista da fuori è surreale, cilena. Il dissenso attivo e organizzato deve essere neutralizzato. I militanti sono chirurgicamente tenuti separati dalla città e dal suo corpo sociale.

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Europeismo neoliberista e sovranismo nazionalista: due facce della stessa medaglia

Continua la mobilitazione di massa che in Ungheria ha visto scendere in piazza e scontrarsi con la polizia decine di migliaia di lavoratori contro la legge sul lavoro – denominata SLAVE LAW, qui un approfondimento https://www.infoaut.org/…/in-migliaia-in-piazza-contro-la-s… – voluta da Viktor Orbàn, alleato di Salvini e Meloni, idolo dei sovranisti e dei fascioleghisti italiani e preso come esempio di “lotta ai poteri forti” dai gruppi neofascisti come Terra dei Padri, Forza Nuova e Casapound.

La legge varata dall’“eroico” sovranista ungherese non a caso è stata chiamata “legge schiavitù”: infatti aumenta la possibilità di ricorrere agli straordinari da 250 alle 400 ore annuali – facendo scomparire il sabato di riposo e lavorando 6 giorni su 7 –, allunga a tre anni l’obbligo di pagarli e impone un regime di contrattazione individuale tra lavoratore e azienda. Una legge dichiaratamente antioperaia, voluta fortemente sia dalle grandi multinazionali che dal padronato ungherese, che si trovano uniti e senza confini nello sfruttamento delle classi subalterne.

Perché il sovranismo di Orban è l’altra faccia della medaglia del neoliberismo europeista, contro cui dice di combattere?

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Simbiosi pericolose – Lega, Cpi e la nuova classe dominante “non conforme”

Quando parliamo di saldatura effettiva tra le organizzazioni nazifasciste e il Ministero dell’Interno, di sinergia tra galassia nera e governo verde-giallo, di alleanza tra pericolosi accoltellatori e “rispettabili” politici in cravatta verde, non parliamo a vanvera, e non parliamo solo di Modena.

E risaputo ormai che, nell’indifferenza del Movimento 5 stelle con cui è al governo, la Lega di Salvini coltivi da tempo (si veda la foto con l’intera dirigenza Casapound, del 2015!) collaborazioni e alleanze con gruppi apertamente nazifascisti: con Lealtà Azione in Lombardia, con il Veneto Fronte Skinhead a Verona, con Casapound nel centro Italia, mentre a Modena l’amicizia con Terra dei Padri è ormai consolidata.

Venerdi sera tutto questo si è reso palese anche a chi fino a oggi ha fatto finta di non vedere.

 

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Combatti la paura – Distruggi il fascismo

Noi crediamo che la storia non sia fatta dalle maggioranze silenziose e passive, ma dalle minoranze organizzate e attive. Una storia che si evolve non per inevitabile progressione, ma per strappi, accelerazioni, regressioni e rotture.
Parafrasando, il cambiamento non è costruito dall’esercito di frustrati che affollano e si dimenano sulla bacheca facebook di Salvini, ma da chi, pur in una situazione di minoranza, scende in strada per lottare contro la miseria e la barbarie dell’esistente, per la giustizia sociale e il riscatto collettivo. Per il giusto e il vero. Da chi fa parte di quel piccolo popolo partigiano che si rifiuta di accettare la guerra tra poveri, ma che vuole combattere chi ce la vuole imporre, chi l’aizza, chi ne è mercenario.

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Gli impresentabili delle politiche 2018: Gianni Tonelli

Dopo aver presentato su queste pagine l’impresentabile Filippo Berselli, “nuovo che avanza” di CasaPound, oggi ci spingiamo nella sezione “sbirri per gli sbirri” della Lega.

#Diaz... "Parlare di tortura mi sembra eccessivo". #Aldrovandi... "Quella persona è morta per l’assunzione di eroina, ketamina e alcol”. #Cucchi... "Se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze". - Gianni Tonelli, segretario del Sap, capolista della Lega a Bologna.

 

Lo ricordiamo qualche anno fa, sotto le due torri, sul palco della Lega. Già lì si mostrarono simpatie che oggi hanno portato alla candidatura per il collegio plurinominale di Bologna di Gianni Tonelli, segretario del SAP (sindacato autonomo di polizia). La figura, che a più riprese è entrata nel dibattito riguardo alcuni casi di violenza da parte dello Stato e delle Forze dell’ordine, è sempre stata spalleggiata da Matteo Salvini, ma questa volta proporlo in una città fortemente vicina alle drammatiche storie di ragazzi come Cucchi e Aldrovandi, sembra essere un gesto provocatorio.

Possiamo infatti ricordare Gianni Tonelli per delle espressioni che potremmo eufemisticamente definire fin troppo irrispettose nei confronti della sorella di Stefano Cucchi e della madre di Federico Aldrovandi. Sempre Tonelli cercherà di temperare il dramma della Diaz durante il G8 di Genova giustificando la tortura avvenuta ai danni dei ragazzi rifugiati nella scuola. A Bologna, infine, ricordiamo la vicinanza di Tonelli ai macellai del VII reparto celere che nel tempo non si sono risparmiati dal massacrare manifestanti generalmente pacifici.

E proprio di tortura si parla quando, insieme all’immancabile Salvini, critica la legge contro la tortura (nonostante si tratti di una legge ridicola che non tutela volutamente nessuno e nessuna formulata come toppa dopo la condanna della Corte europea) pensandola come un accanimento nei confronti dei “servitori dello Stato”.
Le parti politiche a destra si stanno spingendo sempre oltre nel tentativo di legittimare i dispositivi di violenza dello Stato.

L’aria che si respira è, repetita iuvant, fascisteggiante e lo possiamo vedere ogni giorno sotto i nostri occhi, ogni volta che casi del genere ci mostrano il tentativo della nuova destra di spingere l’odio e la violenza verso il basso.