«In tempi come questi»

Alcune note da Modena su post-elezioni, antifascismo, e noi.

È cambiata molto la città di Modena in questi ultimi anni, forse per incapacità di una classe dirigente non più all’altezza, forse anche lei travolta dagli eventi e dai processi che questo paese sta subendo oppure, e siamo propensi a pensarla così, la tenuta sociale del modello emiliano studiato e applicato dal vecchio PCI e portato avanti dell’attuale PD non regge più.

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Le elezioni non ci hanno mai appassionato.

Crediamo che il cambiamento, quello reale, vada costruito e praticato con il culo ben piantato in strada, tra la nostra gente, e non seduti comodamente sopra una poltrona, in palazzi svuotati da ogni potere e legittimità.

Questa campagna elettorale, dove i soliti ladri, mafiosi, corrotti e riciclati si sono presentati ancora una volta come salvatori della patria, e dove il razzismo e la xenofobia si sono imposti come senso comune di massa attraverso cui sfogare la giusta rabbia degli impoveriti e degli impauriti, si è contraddistinta per un fatto apparentemente inatteso: l’irruzione del fascismo come ipotesi attuale diffusa, possibilità concreta organizzata, opzione praticabile in movimento, integrato, incoraggiato e protetto all’interno della democrazia.

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Reggio Emilia è antifascista: note su CasaPound

La prefettura li accoglie, il comune gli concede spazi, la questura li protegge e i giornalisti li coccolano.
È solo grazie a queste complicità che CasaPound, nella giornata di ieri, è riuscita ad organizzare, in totale silenzio per il timore di contestazioni, un banchetto elettorale a Reggio Emilia.
Evidentemente nella città dove si sta svolgendo il più grande processo per mafia del nord molti dimenticano o, peggio, fanno finta di dimenticare chi sono realmente i “bravi ragazzi” di CasaPound, fascisti del terzo millennio.

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Gli impresentabili delle politiche 2018: Gianni Tonelli

Dopo aver presentato su queste pagine l’impresentabile Filippo Berselli, “nuovo che avanza” di CasaPound, oggi ci spingiamo nella sezione “sbirri per gli sbirri” della Lega.

#Diaz... "Parlare di tortura mi sembra eccessivo". #Aldrovandi... "Quella persona è morta per l’assunzione di eroina, ketamina e alcol”. #Cucchi... "Se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze". - Gianni Tonelli, segretario del Sap, capolista della Lega a Bologna.

 

Lo ricordiamo qualche anno fa, sotto le due torri, sul palco della Lega. Già lì si mostrarono simpatie che oggi hanno portato alla candidatura per il collegio plurinominale di Bologna di Gianni Tonelli, segretario del SAP (sindacato autonomo di polizia). La figura, che a più riprese è entrata nel dibattito riguardo alcuni casi di violenza da parte dello Stato e delle Forze dell’ordine, è sempre stata spalleggiata da Matteo Salvini, ma questa volta proporlo in una città fortemente vicina alle drammatiche storie di ragazzi come Cucchi e Aldrovandi, sembra essere un gesto provocatorio.

Possiamo infatti ricordare Gianni Tonelli per delle espressioni che potremmo eufemisticamente definire fin troppo irrispettose nei confronti della sorella di Stefano Cucchi e della madre di Federico Aldrovandi. Sempre Tonelli cercherà di temperare il dramma della Diaz durante il G8 di Genova giustificando la tortura avvenuta ai danni dei ragazzi rifugiati nella scuola. A Bologna, infine, ricordiamo la vicinanza di Tonelli ai macellai del VII reparto celere che nel tempo non si sono risparmiati dal massacrare manifestanti generalmente pacifici.

E proprio di tortura si parla quando, insieme all’immancabile Salvini, critica la legge contro la tortura (nonostante si tratti di una legge ridicola che non tutela volutamente nessuno e nessuna formulata come toppa dopo la condanna della Corte europea) pensandola come un accanimento nei confronti dei “servitori dello Stato”.
Le parti politiche a destra si stanno spingendo sempre oltre nel tentativo di legittimare i dispositivi di violenza dello Stato.

L’aria che si respira è, repetita iuvant, fascisteggiante e lo possiamo vedere ogni giorno sotto i nostri occhi, ogni volta che casi del genere ci mostrano il tentativo della nuova destra di spingere l’odio e la violenza verso il basso.

CasaPound: la casa dei ricchi politici

“Ho trovato Casa… Casapound”

Con questa terribile freddura degna del peggior cabarettista dilettante, sabato ha esordito il candidato di Casapound Bologna: l’ex-senatore Filippo Berselli.

Ma oltre al pessimo senso dell’umorismo cosa sappiamo di lui?
Avvocato cassazionista di quelli che un cittadino con uno stipendio normale mai si potrebbe permettere (non per niente tra i suoi “hobby” c’è il collezionismo di auto d’epoca!), nel 1983 viene eletto deputato per il Movimento Sociale Italiano e continua la sua carriera parlamentare per ben 5 (!) legislature, passando in Alleanza Nazionale, nel Popolo delle Libertà e infine nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.
Come sottosegretario alle finanze nel ’94 si rende complice delle politiche ultra-liberiste del primo governo Berlusconi. Lavorando nel ministero della difesa dal 2001 al 2006 avalla le cosiddette missioni di pace in Iraq e in Afganistan: nei fatti atti di guerra nei confronti della popolazione, spreco immenso di denaro pubblico, sudditanza totale agli Stati Uniti.
Durante la sua ultima legislatura invece vota a favore della legge Fornero, si adopera per l’acquisto degli F-35 (altro spreco di soldi), auspica un esercito comune per l’Unione Europea (ma non sono contro l’UE ‘sti fascisti??) e rompe con Alfano solo nel 2015, a causa dell’elezione di Mattarella.
Ormai è evidente a chiunque che Casapound stringe alleanze con la peggiore feccia: dalla soubrette multimilionaria Nina Moric al clan mafioso degli Spada, ma proprio non ci aspettavamo che sarebbero arrivati a sostenere un ricco politico di professione che ha lavorato addirittura per il governo di larghe intese, ossia con il PD.
I fascisti del terzo millennio imbottiscono di falsità la gente dicendosi puri e dalla parte dei poveri, quando non sono altro che dei politicanti qualsiasi: truffatori, bugiardi e corruttori (qualche pacco di pasta o 80 euro in più nella busta paga fa molta differenza?) pronti a stringere amicizie ambigue con politici di professione pur di arraffare qualche briciola di potere.