Lega e Terra dei Padri: una Poltrona per due? – Il fascioleghismo modenese alle elezioni

Anche le testate locali si stanno accorgendo che a Modena, da mesi, numerosi attivisti e diversi candidati a consiglieri comunali in corsa con la Lega di Prampolini sono appartenenti, sostenitori o dirigenti del circolo neofascista Terra dei Padri: Beatrice De Maio, figlia del presidentissimo del circolo di via Nicolò Biondo, è una di quelli, ma anche Andrea Nanetti, già consigliere comunale a Correggio, e tanti altri. Senza contare il ruolo torbido di Stefano Vernole – ex (?) camerata missino della corrente rautiana, quella legata alla storia di Ordine Nuovo, per intenderci, nonché vicedirettore della rivista “rossobruna” Eurasia diretta da Claudio Mutti, l’ex braccio destro di Franco Freda più volte arrestato con l’accusa di essere tra i personaggi chiave dell’eversione nera, ospite a Terra dei Padri insieme ad altri ex terroristi neofascisti – indicato come stratega e deus ex machina dell’organizzazione leghista emiliana…

Continue reading “Lega e Terra dei Padri: una Poltrona per due? – Il fascioleghismo modenese alle elezioni”

Combattere la paura è dare voce alla rabbia. Cosa abbiamo visto in un pomeriggio nella Modena blindata.

Venerdì 3 maggio. Mentre le piazze del centro si riempiono e le scuole superiori si svuotano, nella stazione delle corriere di Modena si inizia a percepire l’imminente arrivo del ministro degli Interni Salvini, in città per un comizio a sostegno del candidato sindaco della Lega e dei suoi alleati neofascisti di Terra dei Padri, che tra la squadra di Prampolini hanno espresso i propri candidati.

Il Kapitano parlerà dal palco alle 14.30 in piazza Matteotti. Sono da poco passate le 13 che il presidio antirazzista organizzato dal collettivo Guernica viene immediatamente e completamente circondato da una quantità di celerini superiore a quella dei ragazzi chiusi all’interno del cordone di sicurezza armato: un’azione totalmente ingiustificata ma inesorabile, una situazione che vista da fuori è surreale, cilena. Il dissenso attivo e organizzato deve essere neutralizzato. I militanti sono chirurgicamente tenuti separati dalla città e dal suo corpo sociale.

Continue reading “Combattere la paura è dare voce alla rabbia. Cosa abbiamo visto in un pomeriggio nella Modena blindata.”

Simbiosi pericolose – Lega, Cpi e la nuova classe dominante “non conforme”

Quando parliamo di saldatura effettiva tra le organizzazioni nazifasciste e il Ministero dell’Interno, di sinergia tra galassia nera e governo verde-giallo, di alleanza tra pericolosi accoltellatori e “rispettabili” politici in cravatta verde, non parliamo a vanvera, e non parliamo solo di Modena.

E risaputo ormai che, nell’indifferenza del Movimento 5 stelle con cui è al governo, la Lega di Salvini coltivi da tempo (si veda la foto con l’intera dirigenza Casapound, del 2015!) collaborazioni e alleanze con gruppi apertamente nazifascisti: con Lealtà Azione in Lombardia, con il Veneto Fronte Skinhead a Verona, con Casapound nel centro Italia, mentre a Modena l’amicizia con Terra dei Padri è ormai consolidata.

Venerdi sera tutto questo si è reso palese anche a chi fino a oggi ha fatto finta di non vedere.

 

Continue reading “Simbiosi pericolose – Lega, Cpi e la nuova classe dominante “non conforme””

L’antifascismo non è una scusa – su M5S, fascismo e lotta di classe

Due giorni fa, insieme ad altri, denunciammo in un post che il circolo neofascista “Terra di Padri” avesse organizzato un evento chiamato “100 giorni di governo gialloverde”, con la partecipazione dei parlamentari Stefania Ascari (5 Stelle) e Guglielmo Golinelli (Lega).
La notizia scatenò numerosissime (e giustissime) polemiche sul fatto che rappresentanti del governo avessero accettato di parlare in un luogo che aveva visto la partecipazione di gruppi neonazisti, band incitanti a massacri etnici e fascisti ed ex terroristi appartenenti agli ambienti dell’eversione e dello stragismo nero.
Attualmente la on. Ascari ha annunciato, sulla nostra pagina, di aver rifiutato la partecipazione all’evento. Nonostante ciò il covo di Via Nicolò Biondo non ha né cancellato né corretto le informazioni date sui suoi social fino ad oggi [5/09/18].

Continue reading “L’antifascismo non è una scusa – su M5S, fascismo e lotta di classe”

I partiti di Governo in una sede neofascista

L’estate sta finendo, e nelle mattine uggiose della nostra città si inizia a sentire l’umido della guazza notturna e l’odore di campagna dell’autunno padano, amato dai modenesi e dalle modenesi con l’affetto che si riserva agli odori dell’infanzia. Quello che invece amato non è per nulla è il cattivo odore che proviene dalla sede nazifascista di Via Nicolò Biondo 297. Con la fine dell’estate ricomincia infatti ad uscire dalle fogne la puzza di ratto da quelle quattro mura, con le iniziative organizzate dal sedicente “circolo culturale” neofascista cittadino Terra dei Padri. A questo fetore è impossibile abituarsi, ma questa volta ci colpisce particolarmente perchè provvisto di una nauseabonda nota in più, dissonante rispetto alla puzza a cui siamo nostro malgrado abituati: questa volta gli ospiti non saranno più i nazisti del Veneto Fronte Skinhead o di Lealtà Azione, non più band nazirock come i Legittima Offesa o gli Acciaio Vincente, non più dirigenti dell’estrema destra più aggressiva o “intellettuali” che si rifanno alle tesi del fascismo o del nazionalsocialismo europeo, ma ben più “puliti” esponenti locali dei due principali partiti di governo.


Continue reading “I partiti di Governo in una sede neofascista”

A Macerata un unico movente: Luca Traini è un fascista

Macerata.

Dopo l’orrendo delitto di una giovane ragazza, commesso secondo gli investigatori da uno spacciatore nigeriano, una 147 nera si aggira per le strade della città. A un certo punto rallenta, e si accosta a fianco di un gruppo di persone sul marciapiede. Il finestrino si abbassa. Dall’interno partono colpi di pistola sulla gente inerme. La macchina se ne va, lasciando corpi a terra e il marciapiede ricoperto di sangue.

La scena si ripete in altre strade: la macchina arriva, il conducente spara sulla folla, e riparte, continuando la sua corsa assassina. Sono 7 i feriti, alcuni in gravi condizioni. Una morsa di panico stringe la popolazione di Macerata: è in corso un attentato terroristico. Le modalità sembrano quelle dei lupi solitari dell’ISIS, anche se, andando indietro con la memoria, ricordano quelle della Uno Bianca. Dopo tanti allarmismi alla fine è successo: il terrorismo è arrivato in Italia, ha sparato sulla folla, colpendo inermi e innocenti nel mucchio.

Le vittime, però, si viene a sapere che sono tutti immigrati. Africani. Di pelle nera. Con la colpa di avere il colore sbagliato e risiedere nel quartiere dove è avvenuto giorni prima il fatto di sangue, subito morbosamente ripreso dai media nazionali e sfruttato come argomento della campagna elettorale xenofoba di tutti i partiti “dalla parte della gente”.
La città è bloccata, le forze dell’ordine sono all’inseguimento della 147 nera. Quando il terrorista viene finalmente braccato vicino al monumento ai caduti, scende dall’auto con una bandiera italiana sulle spalle, urla “Viva l’Italia” e fa il saluto romano ai poliziotti, prima di essere fermato.

È Luca Traini, 28 anni, una runa nazista tatuata in testa e candidato della Lega di Salvini alle amministrative di Corridonia del 2017, simpatizzante del famoso «movimento vitale e pulito» di Casapound sponsorizzato da Enrico Mentana e Corrado Formigli.

Luca Traini è un fascista. È quello che Salvini e la Meloni chiamano “una persona perbene” o un “cittadino esasperato”. Oggi Forza Nuova, battendo sul tempo Casapound, lo chiama patriota e ne rivendica il gesto terrorista. Potrebbe essere il tipico frequentatore di Terra dei Padri, se abitasse a Modena: ha il profilo esatto dell’ “identitario non conforme”. Un difensore della “razza bianca” – come direbbe moderatamente qualsiasi candidato della Lega, di Fratelli d’Italia, di Casapound o Forza Nuova – contro il “mondialismo”, la “sostituzione etnica”, “l’invasione”. Un tipico “italiano stanco”, insomma, secondo le giustificazioni che politica e media sistematicamente danno a episodi di razzismo, discriminazione e violenza conclamati. Stanno già da ora provando a minimizzare, a impostare la cornice del discorso sul “gesto di un folle”, sul problema dell’“invasione pianicata”, andando a inventarsi persino un infame nesso “passionale” con l’omicidio di Pamela Mastropietro. Non si fa accenno che si tratti di vero e proprio terrorismo politico.

Ma davvero c’è chi si stupisce di quello che è successo a Macerata? Pensavano che coltivare xenofobia e fomentare razzismo quotidianamente, farli passare come “opinioni come le altre”, per avere più ascolti o raggranellare qualche voto in più, invitare ogni giorno i fascisti in televisione, coccolarli in presa diretta, sdoganarli pubblicamente, legittimarli politicamente, autorizzarne sedi, adunate, comizi e cortei nelle piazze, minimizzarne la pericolosità e riabilitarne la storia – tanto per restare in tema di “foibe” e “giornata del ricordo” – in nome del «confronto democratico», avrebbe comportato qualcosa di diverso?

Non è follia; non è esasperazione: è terrorismo di stampo razziale e fascista, politicamente motivato e culturalmente giustificato dal clima d’odio xenofobo e nazionalista che si respira ogni giorno. «Ma è il 2018! Ancora a parlare di fascismo e antifascismo? Siete ossessionati! Il fascismo è roba del passato! E in fondo son bravi ragazzi che danno la pasta agli italiani! Non è razzismo, è la gente che è stanca! Sono quattro gatti, ignorateli!» Peccato che siano i fascisti e i razzisti a non ignorare le loro vittime: immigrati, donne, sindacalisti, operai che lottano, studenti antirazzisti, militanti antifascisti. Chiunque si frapponga ai loro progetti infami.

I fascisti seminano odio e terrore, e uccidono da sempre. Le aggressioni di questa matrice sono quotidiane.

Vanno avanti da anni e anni, in un’escalation sempre più violenta e impunita. In molte si è sfiorato il morto, come a Cremona nel 2015, quando sessanta esponenti di Casapound armati di mazze hanno ridotto in coma Emilio Visigalli. In altre i morti ammazzati ci sono stati eccome: Davide Cesare nel 2003 a Milano, Renato Biagetti a Focene nel 2006, Nicola Tommasoli a Verona nel 2008, Samb Modou e Diop Mor a Firenze nel 2011, Ciro Esposito nel 2014, Emmanuel Chidi Namdi a Fermo nel 2016, Anna Carusone a Caserta, poche settimane fa.
I fatti di Macerata non ci stupiscono affatto. Sono la normale conseguenza del veleno razzista che ha inquinato i pozzi della rabbia e dell’insofferenza diffusa, del clima d’odio fabbricato da sciacalli in cerca di voti o ascolti e respirato in Italia dagli impoveriti e dagli incazzati; sono l’inevitabile risultato della normalizzazione del fascismo – dalla sua patina democratica in giacca e cravatta alle cacce all’immigrato per le strade – in tutte le sue forme all’interno delle istituzioni e della società; è la coerente conclusione dell’indifferenza di tutti coloro che hanno preferito girarsi dall’altra parte quando, nel loro piccolo, potevano fare qualcosa per rifiutare attivamente tutto ciò. La storia degli anni Trenta del Novecento non ha insegnato niente.

Ci stringiamo a tutte le persone ferite, a chi sta lottando per la vita, a chi ha un proprio affetto all’ospedale, a chi è terrorizzato. Non siete soli.
I fatti di Macerata hanno dei precisi “mandanti”, e noi sappiamo chi sono. Sono quelli da cui ci sentiamo dire, ogni giorno, che gli immigrati non scappano dalla guerra, ma che ce la portano. Oggi è stata l’ennesima dimostrazione che la guerra, come sempre, è portata dai fascisti, dai razzisti e dai loro padroni che li proteggono.

Vanno fermati. E non sarà con i buoni sentimenti che tutto ciò sarà fermato. Di questo occorre prendere coscienza.

Gli impresentabili delle politiche 2018: Gianni Tonelli

Dopo aver presentato su queste pagine l’impresentabile Filippo Berselli, “nuovo che avanza” di CasaPound, oggi ci spingiamo nella sezione “sbirri per gli sbirri” della Lega.

#Diaz... "Parlare di tortura mi sembra eccessivo". #Aldrovandi... "Quella persona è morta per l’assunzione di eroina, ketamina e alcol”. #Cucchi... "Se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze". - Gianni Tonelli, segretario del Sap, capolista della Lega a Bologna.

 

Lo ricordiamo qualche anno fa, sotto le due torri, sul palco della Lega. Già lì si mostrarono simpatie che oggi hanno portato alla candidatura per il collegio plurinominale di Bologna di Gianni Tonelli, segretario del SAP (sindacato autonomo di polizia). La figura, che a più riprese è entrata nel dibattito riguardo alcuni casi di violenza da parte dello Stato e delle Forze dell’ordine, è sempre stata spalleggiata da Matteo Salvini, ma questa volta proporlo in una città fortemente vicina alle drammatiche storie di ragazzi come Cucchi e Aldrovandi, sembra essere un gesto provocatorio.

Possiamo infatti ricordare Gianni Tonelli per delle espressioni che potremmo eufemisticamente definire fin troppo irrispettose nei confronti della sorella di Stefano Cucchi e della madre di Federico Aldrovandi. Sempre Tonelli cercherà di temperare il dramma della Diaz durante il G8 di Genova giustificando la tortura avvenuta ai danni dei ragazzi rifugiati nella scuola. A Bologna, infine, ricordiamo la vicinanza di Tonelli ai macellai del VII reparto celere che nel tempo non si sono risparmiati dal massacrare manifestanti generalmente pacifici.

E proprio di tortura si parla quando, insieme all’immancabile Salvini, critica la legge contro la tortura (nonostante si tratti di una legge ridicola che non tutela volutamente nessuno e nessuna formulata come toppa dopo la condanna della Corte europea) pensandola come un accanimento nei confronti dei “servitori dello Stato”.
Le parti politiche a destra si stanno spingendo sempre oltre nel tentativo di legittimare i dispositivi di violenza dello Stato.

L’aria che si respira è, repetita iuvant, fascisteggiante e lo possiamo vedere ogni giorno sotto i nostri occhi, ogni volta che casi del genere ci mostrano il tentativo della nuova destra di spingere l’odio e la violenza verso il basso.

Ancora attività all’Ex Consorzio in via Mattei

Dell’Ex-consorzio di Via Mattei ce ne si era già occupati quando Alessandro Lucia, personaggio già noto nominato “Custode giudiziaro” dalla Procura, aveva sbandierato di volerci installare la “la palestra per sport di combattimento più grande d’Europa”.
Ciò aveva suscitato la reazione dell’antifascismo cittadino poichè Lucia, già candidato con Forza Italia con Lisei e Bignami (si, quello vestito da nazista) in sostegno a Lucia Borgonzoni, candidata della Lega, si era reso noto per dichiarazioni quali “uccidere gli zingari” e simili.
In supporto alla gestione del luogo erano intervenuta una misteriosa “Bologna Sociale”, nome-cappello dietro cui si muovevano figuri legati a Forza Nuova e Fascismo e libertà, i cui membri avevano ripulito diversi ambienti del complesso.
Fatto sta che nell’area, vicina a zone periferiche fortemente meticce e -soprattutto- all’HUB di Via Mattei (struttura di smistamento dei migranti su cui a più riprese sono apparse scritte intimidatoria e nelle cui vicinanze furono esplosi colpi di pistola, poi scopertasi a salve, contro un lavoratore di origine immigrata si erano moltiplicate le iniziative xenofobe quali presidi della Lega Nord e di Fratelli d’Italia.
All’Ex-consorzio, invece, erano incominciate a succedersi feste di musica elettronica che avevano causato anche numerose lamentele da parte dei vicini residenti.
Ma se per un bicchiere abbandonato fuori da un centro sociale scoppia il finimondo, per eventi da centinaia di persone la polizia chiude un occhio se dietro c’è odor di destra.
Ancora oggi infatti continuano eventi di musica elettronica, con numerosi Dj e clienti paganti.
La sigla che pubblicizza tutti questi concerti è “Consortium Club”, dalla cui pagina si evince essere legata legata al brand “Cattivisinasce”, marca di oggetti per sport da combattimento proprietà di Alessandro Lucia. Non a caso basta guardare la pagina facebook di “Consortium” per vedere riferimenti allo stesso Lucia.
E’ legittimo che un custode giudiziario possa disporre così arbitrariamente di spazi che dovrebbe sorvegliare? Perchè partiti politici di destra così attivi nella “lotta al degrado” fanno sì che un loro (ex?) candidato sia dietro ad eventi che già hanno attirato rimostranze, ma su cui poi è calato il silenzio?
E qual è il ruolo di “Bologna sociale” in tutto ciò, prendendo in considerazione anche il moltiplicarsi di attività intimidatorie razziste nell’area?
Queste sono domande che bisogna porre e che necessitano di chiarimenti.
È pertanto necessario continuare a sorvegliare ciò che si muove in quell’area e iniziare una più capillare opera di controinformazione fra chi frequenta ambienti e scene di quel genere, magari pure negli spazi sociali.