22 aprile 1945. L’insurrezione armata di massa, dopo mesi di guerriglia, combattimenti e attentati che hanno portato il terrore tra le fila del nemico, libera autonomamente Modena dal nazifascismo e istituisce l’autogoverno partigiano. Gli ultimi criminali repubblichini sono in fuga insieme alle armate tedesche in rotta. Molti di loro cercheranno, negli ultimi momenti, di svestire la camicia nera, rinnegando la propria scelta di servire le forze dell’oppressione, ma saranno lo stesso raggiunti dalla giustizia partigiana.
La memoria non si cancella. Non è condivisa, non è pacificata, è irriducibilmente di parte. Un campo del conflitto. Anche oggi, soprattutto oggi.
Quei ragazzi e quelle ragazze di allora, antifascisti militanti dalle poche parole ma fucilate tante, ci piace ricordarli così, quando la vittoria sembrava impossibile, la lotta incerta, il nemico invincibile, e la rassegnazione, per questa minoranza non minoritaria di operai, ribelli e banditi modenesi, non era tra le alternative possibili:
«Grande scalpore, provocò poi, la notte dell’ultimo giorno dell’anno, l’azione di un gruppo di sappisti del distaccamento Giuseppe di Modena che, con la collaborazione di alcuni gappisti, riuscirono a impadronirsi di un carro armato tedesco, con il quale, raggiunto Viale Vittorio Emanuele nel centro storico, aprì il fuoco contro il palazzo sede della Federazione fascista e contro l’Accademia militare. Per manovrare il carro armato i sappisti si servirono di due tedeschi, i quali poco dopo ostacolarono il proseguimento dell’azione. Il carro armato arrrivò comunque davanti alla questura e sparò altri due colpi in direzione della caserma Galluppi. Infine, giunti nei pressi di Saliceta San Giuliano, i sappisti fecero saltare il carro armato ed eliminarono i due membri dell’equipaggio». [Chiara Lusuardi, “Gappisti di pianura. La 65a Brigata Gap Walter Tabacchi a Modena 1944-1945”, Mimesis 2016]
Senza tregua, a testa alta. #ANTIFA