Brenton Tarrant è uno di noi.

L’autore del manifesto politico dietro la strage di Christchurch non è un folle, è il figlio legittimo, integrato e coerente, del tempo in cui viviamo: il tempo della crisi.

Crisi – nel suo significato originario di trasformazione radicale – che non è solamente materiale, ovvero di decadenza di un intero ciclo di egemonia ed accumulazione capitalistica, ma anche politica e sociale, che sconquassa le categorie e i rapporti su cui si sono retti patti e conflitti, e che sconvolge aspetti culturali, antropologici, esistenziali – collettivi e individuali – che si erano dati lungo tutto un arco storico.

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«Per non dimenticare», si dice.

Ieri era il giorno della memoria: il 27 gennaio 1945 Auschwitz veniva liberata dall’Armata rossa sovietica.

Non abbiamo voluto sovrapporre la nostra voce al coro di vacue celebrazioni istituzionali, rituali dichiarazioni politiche e fugace interesse mediatico che interessa questa giornata una volta l’anno. Pensiamo che il vero significato del 27 gennaio abbia a che fare con il quotidiano, con il riannodare i fili del tempo all’oggi, al mondo e alla società in cui viviamo. Un significato che, però, è stato coperto da montagne di ipocrisia.

«Per non dimenticare», si dice.

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