Le elezioni non ci hanno mai appassionato.

Crediamo che il cambiamento, quello reale, vada costruito e praticato con il culo ben piantato in strada, tra la nostra gente, e non seduti comodamente sopra una poltrona, in palazzi svuotati da ogni potere e legittimità.

Questa campagna elettorale, dove i soliti ladri, mafiosi, corrotti e riciclati si sono presentati ancora una volta come salvatori della patria, e dove il razzismo e la xenofobia si sono imposti come senso comune di massa attraverso cui sfogare la giusta rabbia degli impoveriti e degli impauriti, si è contraddistinta per un fatto apparentemente inatteso: l’irruzione del fascismo come ipotesi attuale diffusa, possibilità concreta organizzata, opzione praticabile in movimento, integrato, incoraggiato e protetto all’interno della democrazia.

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Banditi nelle strade: ieri partigiani, oggi antifascisti.

Alcune riflessioni sui fatti di questi giorni.

In questi ultimi giorni, nel mezzo di un’oscena campagna elettorale percorsa da razzismo sempre più virulento, attentati terroristici di matrice fascioleghista che potevano finire in strage e passerelle elettorali di politicanti ladri e corrotti che si spacciano come salvatori della patria, a gran voce irrompe da parte dei media nazionali la minaccia degli “opposti estremismi”.
Da destra a sinistra, ma soprattutto dalla “sinistra” istituzionale, è una corsa a equiparare la reazione antifascista che sta attraversando la parte sana del nostro paese all’escalation di aggressioni con lame e pistole portata avanti da militanti e simpatizzanti di gruppi come Forza Nuova e Casapound, Veneto Fronte Skinhead e Lealtà Azione.

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Rafforziamo l’allerta antifascista

Al ritorno dalla giornata di mobilitazione contro Forza Nuova a Bologna, dove ha partecipato una folta rappresentanza cittadina, gli antifascisti vengono allertati di un anomalo assembramento di digos e polizia in città.
In tarda serata scopriamo che la gentil scorta a spese dei cittadini era nientedimeno per Roberto Fiore, leader del partito neofascista, xenofobo e solidale con il terrorista Traini.
Questa volta, a differenza delle ultime due,la visita dello sgradito e impresentabile fascista è avvenuta in sordina, senza proclami o annunci e ben protetto dalla sbirraglia amica( questo come al solito).
Una pratica consona ai ratti di FN, che però non possiamo che cogliere con soddisfazione. L’opposizione quotidiana a livello cittadino messa in campo negli ultimi due anni ha di fatto costretto ad un passo indietro i fascisti limitandone visibilità e impedendo la propaganda a Fiore.
Crediamo che oggi più che mai serva una presenza costante sul territorio e non solo, seppure sia importante, nei momenti nazionali o là dove si alzi la tensione.
Una presenza che come antifascisti e antifasciste modenesi cerchiamo di riversare quotidianamente in ogni modo nei nostri quartieri ostacolando con ogni mezzo possibile chi propina idee di odio e intolleranza.
Invitiamo perciò tutti i collettivi e le individualità antifasciste a rafforzare la loro presenza sul territorio e ad una proficua collaborazione evitando inutili protagonismi, in quanto la fase storica richiede massimo impegno e coesione

Piano Kalergi e sostituzione etnica a Terra dei Padri: un altro grande sabato di “offerta culturale” per Modena

Dopo ex terroristi implicati con l’eversione nera e lo stragismo neofascista degli anni ’70 e ’80, al “circolo” Terra dei Padri va in onda un grande classico moderno del più becero e delirante complottismo suprematista, fatto suo dal fascioleghismo nostrano: il fantomatico piano Kalergi per la “sostituzione etnica” della “razza bianca” europea.
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Chi pensa deve agire

Macerata, Piacenza, Brescia, Cosenza, Milano, Torino, Bologna, Siena, Reggio Emilia, Biella, Mantova. E prima Genova, Padova, Roma, Firenze, Vicenza, Pavia, fino al dicembre di Modena.
E quante altre città, paesi, province in cui migliaia e migliaia di antifascisti e antifasciste nelle ultime settimane si sono ripresi le strade, si sono scontrati contro i divieti, hanno attaccato i fascisti in tutti i modi possibili.
Senza paura. Senza tregua.

Qualche giorno fa, dopo l’attentato terroristico di matrice razziale di un militante fascio-leghista, accettato dai partiti dell’arco istituzionale, rivendicato da quelli fascisti, minimizzato dalla stampa nazionale, giustificato da una fetta non indifferente di italiani, che ha segnato la capitolazione delle sinistre al discorso di pulizia etnica e alla violenza dispiegata del fascioleghismo, e rappresentato un punto di non ritorno da cui si intravedono un prima e un dopo, sono state trovate scritte in diverse città d’Italia che dicevano: Macerata è solo l’inizio.

In quest’ora più buia, facciamo divampare la speranza e il coraggio. «Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere. Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso».

Spetta a noi, e solo a noi, scegliere come andrà a finire.

Solidarietà ai lavoratori Castelfrigo in lotta!

Stamattina siamo stati Castelnuovo Rangone a fianco degli operai Castelfrigo in lotta, che hanno deciso di bloccare i cancelli e non far passare le merci e i crumiri assoldati dall’azienda.

Tramite l’agenzia interinale Sapiens, infatti, il padrone ha deciso di assumere 25 lavoratori che non fanno parte degli operai licenziati dalle false cooperative che operavano in appalto, e che stanno scioperando da oltre 4 mesi davanti alla fabbrica.

Una decisione inaccettabile: vengono licenziati e tenuti fuori i 75 lavoratori che hanno avuto il coraggio di denunciare e lottare contro il sistema di caporalato, sfruttamento e profitto mafioso delle false cooperative all’interno dell’azienda, mentre sindacati gialli come la CISL firmano accordi vergogna per spezzare il fronte operaio e il padrone assume crumiri per bloccare lo sciopero.

Come lavoratori e antifascisti la nostra solidarietà attiva ai picchetti non poteva mancare.

Oggi come non mai crediamo che siano da rifiutare le logiche sindacali o partitiche che guardano solo al proprio orticello o ai propri interessi di bottega, logiche che dividono le lotte deglli operai con lo stesso sfruttamento, con gli stessi padroni, con gli stessi problemi.

Noi sappiamo che ci sono solo due razze: gli sfruttati e gli sfruttatori. Per questo ci troverete sempre dallo stesso lato della barricata.

A Macerata un unico movente: Luca Traini è un fascista

Macerata.

Dopo l’orrendo delitto di una giovane ragazza, commesso secondo gli investigatori da uno spacciatore nigeriano, una 147 nera si aggira per le strade della città. A un certo punto rallenta, e si accosta a fianco di un gruppo di persone sul marciapiede. Il finestrino si abbassa. Dall’interno partono colpi di pistola sulla gente inerme. La macchina se ne va, lasciando corpi a terra e il marciapiede ricoperto di sangue.

La scena si ripete in altre strade: la macchina arriva, il conducente spara sulla folla, e riparte, continuando la sua corsa assassina. Sono 7 i feriti, alcuni in gravi condizioni. Una morsa di panico stringe la popolazione di Macerata: è in corso un attentato terroristico. Le modalità sembrano quelle dei lupi solitari dell’ISIS, anche se, andando indietro con la memoria, ricordano quelle della Uno Bianca. Dopo tanti allarmismi alla fine è successo: il terrorismo è arrivato in Italia, ha sparato sulla folla, colpendo inermi e innocenti nel mucchio.

Le vittime, però, si viene a sapere che sono tutti immigrati. Africani. Di pelle nera. Con la colpa di avere il colore sbagliato e risiedere nel quartiere dove è avvenuto giorni prima il fatto di sangue, subito morbosamente ripreso dai media nazionali e sfruttato come argomento della campagna elettorale xenofoba di tutti i partiti “dalla parte della gente”.
La città è bloccata, le forze dell’ordine sono all’inseguimento della 147 nera. Quando il terrorista viene finalmente braccato vicino al monumento ai caduti, scende dall’auto con una bandiera italiana sulle spalle, urla “Viva l’Italia” e fa il saluto romano ai poliziotti, prima di essere fermato.

È Luca Traini, 28 anni, una runa nazista tatuata in testa e candidato della Lega di Salvini alle amministrative di Corridonia del 2017, simpatizzante del famoso «movimento vitale e pulito» di Casapound sponsorizzato da Enrico Mentana e Corrado Formigli.

Luca Traini è un fascista. È quello che Salvini e la Meloni chiamano “una persona perbene” o un “cittadino esasperato”. Oggi Forza Nuova, battendo sul tempo Casapound, lo chiama patriota e ne rivendica il gesto terrorista. Potrebbe essere il tipico frequentatore di Terra dei Padri, se abitasse a Modena: ha il profilo esatto dell’ “identitario non conforme”. Un difensore della “razza bianca” – come direbbe moderatamente qualsiasi candidato della Lega, di Fratelli d’Italia, di Casapound o Forza Nuova – contro il “mondialismo”, la “sostituzione etnica”, “l’invasione”. Un tipico “italiano stanco”, insomma, secondo le giustificazioni che politica e media sistematicamente danno a episodi di razzismo, discriminazione e violenza conclamati. Stanno già da ora provando a minimizzare, a impostare la cornice del discorso sul “gesto di un folle”, sul problema dell’“invasione pianicata”, andando a inventarsi persino un infame nesso “passionale” con l’omicidio di Pamela Mastropietro. Non si fa accenno che si tratti di vero e proprio terrorismo politico.

Ma davvero c’è chi si stupisce di quello che è successo a Macerata? Pensavano che coltivare xenofobia e fomentare razzismo quotidianamente, farli passare come “opinioni come le altre”, per avere più ascolti o raggranellare qualche voto in più, invitare ogni giorno i fascisti in televisione, coccolarli in presa diretta, sdoganarli pubblicamente, legittimarli politicamente, autorizzarne sedi, adunate, comizi e cortei nelle piazze, minimizzarne la pericolosità e riabilitarne la storia – tanto per restare in tema di “foibe” e “giornata del ricordo” – in nome del «confronto democratico», avrebbe comportato qualcosa di diverso?

Non è follia; non è esasperazione: è terrorismo di stampo razziale e fascista, politicamente motivato e culturalmente giustificato dal clima d’odio xenofobo e nazionalista che si respira ogni giorno. «Ma è il 2018! Ancora a parlare di fascismo e antifascismo? Siete ossessionati! Il fascismo è roba del passato! E in fondo son bravi ragazzi che danno la pasta agli italiani! Non è razzismo, è la gente che è stanca! Sono quattro gatti, ignorateli!» Peccato che siano i fascisti e i razzisti a non ignorare le loro vittime: immigrati, donne, sindacalisti, operai che lottano, studenti antirazzisti, militanti antifascisti. Chiunque si frapponga ai loro progetti infami.

I fascisti seminano odio e terrore, e uccidono da sempre. Le aggressioni di questa matrice sono quotidiane.

Vanno avanti da anni e anni, in un’escalation sempre più violenta e impunita. In molte si è sfiorato il morto, come a Cremona nel 2015, quando sessanta esponenti di Casapound armati di mazze hanno ridotto in coma Emilio Visigalli. In altre i morti ammazzati ci sono stati eccome: Davide Cesare nel 2003 a Milano, Renato Biagetti a Focene nel 2006, Nicola Tommasoli a Verona nel 2008, Samb Modou e Diop Mor a Firenze nel 2011, Ciro Esposito nel 2014, Emmanuel Chidi Namdi a Fermo nel 2016, Anna Carusone a Caserta, poche settimane fa.
I fatti di Macerata non ci stupiscono affatto. Sono la normale conseguenza del veleno razzista che ha inquinato i pozzi della rabbia e dell’insofferenza diffusa, del clima d’odio fabbricato da sciacalli in cerca di voti o ascolti e respirato in Italia dagli impoveriti e dagli incazzati; sono l’inevitabile risultato della normalizzazione del fascismo – dalla sua patina democratica in giacca e cravatta alle cacce all’immigrato per le strade – in tutte le sue forme all’interno delle istituzioni e della società; è la coerente conclusione dell’indifferenza di tutti coloro che hanno preferito girarsi dall’altra parte quando, nel loro piccolo, potevano fare qualcosa per rifiutare attivamente tutto ciò. La storia degli anni Trenta del Novecento non ha insegnato niente.

Ci stringiamo a tutte le persone ferite, a chi sta lottando per la vita, a chi ha un proprio affetto all’ospedale, a chi è terrorizzato. Non siete soli.
I fatti di Macerata hanno dei precisi “mandanti”, e noi sappiamo chi sono. Sono quelli da cui ci sentiamo dire, ogni giorno, che gli immigrati non scappano dalla guerra, ma che ce la portano. Oggi è stata l’ennesima dimostrazione che la guerra, come sempre, è portata dai fascisti, dai razzisti e dai loro padroni che li proteggono.

Vanno fermati. E non sarà con i buoni sentimenti che tutto ciò sarà fermato. Di questo occorre prendere coscienza.

«Per non dimenticare», si dice.

Ieri era il giorno della memoria: il 27 gennaio 1945 Auschwitz veniva liberata dall’Armata rossa sovietica.

Non abbiamo voluto sovrapporre la nostra voce al coro di vacue celebrazioni istituzionali, rituali dichiarazioni politiche e fugace interesse mediatico che interessa questa giornata una volta l’anno. Pensiamo che il vero significato del 27 gennaio abbia a che fare con il quotidiano, con il riannodare i fili del tempo all’oggi, al mondo e alla società in cui viviamo. Un significato che, però, è stato coperto da montagne di ipocrisia.

«Per non dimenticare», si dice.

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CasaClown distretto di polizia

Questa settimana sono arrivate testimonianze che il banchetto di propaganda fascista di Casapound di sabato scorso a Vignola sia stato contestato da molti giovani vignolesi, che giustamente rifiutano la presenza di questi schifosi razzisti e violenti squadristi, ammanicati con il clan mafioso Spada, nella loro bella città.

In tutta risposta i “temerari” di Casapound, la maggior parte provenienti da fuori Vignola e da altre provincie, hanno prima aggredito in gruppo un ragazzo, mettendogli le mani addosso, e poi, come sempre molto “arditamente”, hanno chiamato i carabinieri per proteggere la loro infame attività dalla gente che li schifa (chissà se i graduati gli hanno lasciato anche la firma?).

Che dire? Ieri sera un gruppo di antifascisti è andato a portare solidarietà ai ragazzi di Vignola aggrediti e ha fatto una passeggiata in centro, nelle strade che i fascisti dicono di presidiare notte e giorno con le loro ronde, ma gli intrepidi camerati locali purtroppo non si sono visti.

Sarà che senza la scorta degli amichetti blu le tartarughine non si fanno neanche vedere in giro?

CASACLOWN DISTRETTO DI POLIZIA
oltre la morte, dietro le scorte