10 febbraio, foibe e dintorni: consigli di lettura #2

Nell’intestazione: Italia, 1935-1936. Cartolina “umoristica” disegnata da Enrico De Seta e destinata alle truppe impegnate in Africa Orientale.

Continuiamo il nostro percorso di approfondimento sul significato sostanziale del 10 febbraio (il “giorno del ricordo“) e sull’imperare nel nostro paese di un forte revisionismo storico che, sotto la spinta dell’estrema destra, si è istituzionalizzato.

Lo facciamo riprendendo questo articolo del 2016, a firma di diversi studiosi, storici, scrittori e associazioni che lottano contro la manipolazione della storia, il suo travisamento e la sua falsificazione. Questa riscrittura della storia è funzionale allo sdoganamento politico e ideologico delle attuali organizzazioni fasciste e della destra radicale, che sono considerate ormai come partner politici ed elettorali del tutto legittimi. Queste formazioni sono facili strumenti da utilizzare contro i movimenti politici e sociali non compatibili con l’attuale sistema politico, come dimostra il crescendo di azioni squadristiche sempre più gravi.

“Ogni 10 febbraio i mass media italiani non perdono l’occasione per raccontare una storia parziale e distorta del confine orientale, spesso basandosi su dati falsi o manipolati dalla propaganda neofascista. Il dibattito cui assistiamo ogni Giorno del Ricordo sui mass media italiani appare pesantemente condizionato da omissioni e censure che possono essere lette come una spia del perdurare di un pericoloso vittimismo nazionalista all’interno della cultura e dell’informazione italiana”.

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10 febbraio, foibe e dintorni: consigli di lettura #1

Questo è il primo articolo di una rubrica intesa a demistificare la retorica revisionista rispetto al fenomeno comunemente conosciuto come “le foibe” e al fantomatico “genocidio di italiani” commemorati dalle istituzioni italiane e dai neofascisti durante il “giorno del ricordo” del 10 febbraio.

Nell’intestazione: Italia, 1935-1936. Cartolina “umoristica” disegnata da Enrico De Seta e destinata alle truppe impegnate in Africa Orientale.


Dal 2004 a oggi, ogni volta che ci si avvicina al 10 febbraio si amplifica la retorica neofascista sulla questione delle “foibe” e si intensifica la vulgata revisionista.

Quattordici anni fa lo Stato italiano, per pulirsi la faccia verso gli orrori perpetrati dal fascismo durante le campagne di colonizzazione dell’Africa e della seconda guerra mondiale, ha istituito la “giornata del ricordo” per ricordare le “vittime delle foibe” per mano dei partigiani jugoslavi.

Questa giornata, chiesta fin dal dopoguerra dalle estreme destre neofasciste, nasce nel chiaro tentativo di una “riappacificazione” della memoria che è sostanzialmente manipolazione della storia – come prova la numerosa storiografia scientifica prodotta in anni di seri studi storici contro le speculazioni pseudostoriche alla Pansa -, un tentativo di equiparare gli oppressori con i liberatori, i criminali di guerra con i combattenti per la libertà, e non a caso gli odierni successori dei regimi nazifascisti con le forze che praticano antifascismo reale. Perché è evidente che il 10 febbraio non è altro che un clamoroso regalo alle formazioni neofasciste e a tutta quella galassia nero-bruna che negli anni, grazie alla complicità delle sinistre “democratiche” e del sistema mediatico, ha sferrato un attacco revisionista rispetto alle vicende accadute durante il ventennio fascista, la guerra mondiale, la guerra di liberazione, il dopoguerra: questa galassia ha avuto in regalo il “proprio Olocausto”, un fantomatico “genocidio di italiani” dove potersi vendere finalmente come “povere vittime” e per potersi ripulire delle brutalità e degli orrori compiuti e ancora oggi rivendicati.

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