Questo è il primo articolo di una rubrica intesa a demistificare la retorica revisionista rispetto al fenomeno comunemente conosciuto come “le foibe” e al fantomatico “genocidio di italiani” commemorati dalle istituzioni italiane e dai neofascisti durante il “giorno del ricordo” del 10 febbraio.
Nell’intestazione: Italia, 1935-1936. Cartolina “umoristica” disegnata da Enrico De Seta e destinata alle truppe impegnate in Africa Orientale.
Dal 2004 a oggi, ogni volta che ci si avvicina al 10 febbraio si amplifica la retorica neofascista sulla questione delle “foibe” e si intensifica la vulgata revisionista.
Quattordici anni fa lo Stato italiano, per pulirsi la faccia verso gli orrori perpetrati dal fascismo durante le campagne di colonizzazione dell’Africa e della seconda guerra mondiale, ha istituito la “giornata del ricordo” per ricordare le “vittime delle foibe” per mano dei partigiani jugoslavi.
Questa giornata, chiesta fin dal dopoguerra dalle estreme destre neofasciste, nasce nel chiaro tentativo di una “riappacificazione” della memoria che è sostanzialmente manipolazione della storia – come prova la numerosa storiografia scientifica prodotta in anni di seri studi storici contro le speculazioni pseudostoriche alla Pansa -, un tentativo di equiparare gli oppressori con i liberatori, i criminali di guerra con i combattenti per la libertà, e non a caso gli odierni successori dei regimi nazifascisti con le forze che praticano antifascismo reale. Perché è evidente che il 10 febbraio non è altro che un clamoroso regalo alle formazioni neofasciste e a tutta quella galassia nero-bruna che negli anni, grazie alla complicità delle sinistre “democratiche” e del sistema mediatico, ha sferrato un attacco revisionista rispetto alle vicende accadute durante il ventennio fascista, la guerra mondiale, la guerra di liberazione, il dopoguerra: questa galassia ha avuto in regalo il “proprio Olocausto”, un fantomatico “genocidio di italiani” dove potersi vendere finalmente come “povere vittime” e per potersi ripulire delle brutalità e degli orrori compiuti e ancora oggi rivendicati.
Per questo, come pagina di controinformazione antifascista, riteniamo fondamentale ripercorrere le vicende intorno al 10 febbraio e alla “questione foibe” attraverso indagini storiche, inchieste scientifiche, opere di seri ricercatori e scrittori accademici, nello stesso tempo guardando oltre, a ciò che si muove oggi, in modo da mettere in luce le manipolazioni, i falsi e i revisionismi storici istituzionalizzati che gli eredi del fascismo hanno messo in piedi per andare a delegittimare coloro che hanno dato la vita per una società più giusta, eguale e libera.
Cominciamo riproponendo la lettura di un’opera tanto scorrevole quanto approfondita del professor Angelo del Boca, “Italiani brava gente? “. Questo libro è importante perché fa crollare, con la ricostruzione di episodi tanto emblematici quanto sistematici attraverso l’esposizione di fonti accurate, la credenza indotta della “bontà” innata del soldato italiano, che fa da base alla deresponsabilizzazione degli apparati dello Stato e degli esecutori del regime fascista rispetto alle proprie nefandezze compiute. Nero su bianco sono esposti i crimini che gli italiani hanno commesso durante la guerra non solo in Libia, Etiopia, Grecia, Montenegro, ma anche in Jugoslavia e in quei territori nordorientali che la propaganda nazionalista e imperialista ha sempre rivendicato come italiani, nonostante da secoli abitati da altre popolazioni. Fa capire come l’odio verso i fascisti occupanti non nasca dal nulla, ma sia cresciuto giorno dopo giorno in quelle terre e nelle loro popolazioni, spogliate della propria lingua e tradizioni attraverso l’italianizzazione forzata, ingabbiate in legislazioni di discriminazione razziale, martoriate dalla politica di pulizia etnica portata avanti dalle milizie nazifasciste contro i civili, deportate e sterminate in campi di concentramento gestiti da italiani e collaborazionisti.
Crediamo sia importante dare un contesto a ciò che si ricorda il 10 febbraio, per capire bene la natura delle speculazioni politiche su cui da anni è stata costruita la legittimazioni delle forze neofasciste e ultranazionaliste: non il ricordo di vittime “neutre” della “violenza slavocomunista”, “solo perchè italiane”, ma in massima parte di carnefici e loro coscienti complici, di aguzzini fascisti e collaboratori attivi del regime. Ma su questo torneremo…