Macerata, Piacenza, Brescia, Cosenza, Milano, Torino, Bologna, Siena, Reggio Emilia, Biella, Mantova. E prima Genova, Padova, Roma, Firenze, Vicenza, Pavia, fino al dicembre di Modena.
E quante altre città, paesi, province in cui migliaia e migliaia di antifascisti e antifasciste nelle ultime settimane si sono ripresi le strade, si sono scontrati contro i divieti, hanno attaccato i fascisti in tutti i modi possibili.
Senza paura. Senza tregua.
Qualche giorno fa, dopo l’attentato terroristico di matrice razziale di un militante fascio-leghista, accettato dai partiti dell’arco istituzionale, rivendicato da quelli fascisti, minimizzato dalla stampa nazionale, giustificato da una fetta non indifferente di italiani, che ha segnato la capitolazione delle sinistre al discorso di pulizia etnica e alla violenza dispiegata del fascioleghismo, e rappresentato un punto di non ritorno da cui si intravedono un prima e un dopo, sono state trovate scritte in diverse città d’Italia che dicevano: Macerata è solo l’inizio.
In quest’ora più buia, facciamo divampare la speranza e il coraggio. «Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere. Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso».
Spetta a noi, e solo a noi, scegliere come andrà a finire.