Sull’aggressione omofoba nel centro di Bologna

Uno studente proveniente dall’Inghilterra è stato pestato, in pieno centro, “colpevole” di “avere l’aria da frocio”, per mano di persone che si sono appositamente fermate e che l’hanno inseguito quando si è allontanato.

Giornali e politici hanno per giorni imbrattato pagine e sprecato parole sul “pericolo antifascista” dopo aver scoperto dell’esistenza del monitoraggio sulle destre in Emilia. Han fatto questo senza mai parlare, guarda il caso, del suo contenuto, ossia la denuncia della diffusione e della sempre maggiore spavalderia di gruppi e personaggi razzisti, sessisti, transfobi e, appunto, omofobi.


L’aggressione è invece un tragico esempio del fatto che, nonostante le fanfare del direttivo nazionale dell’ANPI all’indomani del 4 marzo, non ci si può rincuorare dei pessimi risultati elettorali dei gruppi dichiaratamente neofascisti.
Il problema che poniamo è che il substrato fascisteggiante è normalizzato e pervasivo in tutta Italia: sta nella mancanza di una risposta a tono quando viene fatto un commento razzista al bar, sta nel credersi simpatici quando per la propria azienda produttrice di caffè si utilizza una campagna pubblicitaria che mostra lavoratrici ipersfruttate (ma sorridenti!) in sudamerica con lo slogan “ti sto preparando il caffè” come da migliore tradizione coloniale, sta nello sguardo furbo del direttore del Carlino quando pubblica un editoriale in cui dice tranquillamente di essere fiero di suo padre morto con la camicia nera, sta nel silenzio di chi vede una donna picchiare con l’ombrello un uomo in bus solo perché nero, sta nel fatto che degli omofobi possano aggredire un ragazzo in una zona trafficata del centro di Bologna e se ne possano andare via incolumi.

Per questo il lavoro antifascista non può limitarsi al campo istituzionale, ma si deve comporre di:

  • sapere reagire agli eccessi materiali e violenti prodotti dalla cultura generale sempre più fascista;
  • non permettere che i singoli casi di violenza razzista e omofoba si incontrino in una forma organizzata (quella dei gruppi neofascisti cui non deve essere lasciato alcuno spazio);
  • portare avanti un lavoro politico che produca una cultura generale diversa che rifiuti il razzismo, il maschilismo, l’omofobia, ma anche la legalità – semplice paravento di chi in fin dei conti ha interesse che il fascismo cresca o beneficia di condizioni materiali che non fanno sentire sotto minaccia a fronte di una espansione dello stesso.

D’altra parte fu lo stesso sindaco Merola a dichiarare dopo lo sgombero di Atlantide che a Bologna esisteva una “lobby gay”, mentre nei comuni di Reno-Galliera Forza Nuova e affini potevano portare avanti una campagna di terrorismo nei confronti di insegnanti ed educatrici colpevoli di voler educare all’ovvia esistenza delle differenze sin dalle elementari, ottenendo il mancato rinnovo di alcuni eventi da parte di alcune giunte.
Nota tragicomica: lo studente aggredito provando a chiamare i carabinieri, pare si sia sentito dire dai militari che se l’aggressione era già conclusa, non potevano intervenire. Ennesima dimostrazione che la resistenza ai fascisti delegata alle polizie incontra solo un muro di connivenza e omertà.
Omofobia e transfobia non devono trovare alcuno spazio nei territori.

Al ragazzo aggredito portiamo solidarietà e agli omofobi ricordiamo il motto del battaglione anarco-queer in Rojava: “These faggots kill fascists!