Le elezioni non ci hanno mai appassionato.

Crediamo che il cambiamento, quello reale, vada costruito e praticato con il culo ben piantato in strada, tra la nostra gente, e non seduti comodamente sopra una poltrona, in palazzi svuotati da ogni potere e legittimità.

Questa campagna elettorale, dove i soliti ladri, mafiosi, corrotti e riciclati si sono presentati ancora una volta come salvatori della patria, e dove il razzismo e la xenofobia si sono imposti come senso comune di massa attraverso cui sfogare la giusta rabbia degli impoveriti e degli impauriti, si è contraddistinta per un fatto apparentemente inatteso: l’irruzione del fascismo come ipotesi attuale diffusa, possibilità concreta organizzata, opzione praticabile in movimento, integrato, incoraggiato e protetto all’interno della democrazia.

Mentre il fascismo, in tutte le sue declinazioni, avanza all’interno della società in modo sempre più violento, contaminando le forme dello stare insieme e del pensare, le cosiddette sinistre hanno preferito gettare le armi senza combattere, e inseguire quello che appare come lo spirito dei tempi, oggi perfettamente incarnato dal ministro degli interni Minniti.
Sono le stesse sinistre ad aver posto le condizioni perchè la barbarie si sviluppasse, facendosi garanti di un insostenibile status quo, invece di opporvisi con tutta la loro forza.

Tutto ciò ha avuto il proprio punto di non ritorno con l’attentato terroristico di Macerata. Una (mancata) strage in nome del suprematismo razziale e dell’etnonazionalismo identario rivendicati dai fascismi in camicia nera, bruna e verde, ma di fatto praticati anche dalle forze democratiche che mandano truppe coloniali nel Niger e aprono campi di concentramento in Libia.

Il mare in cui si è mosso Luca Traini, un giovane italiano candidato con la Lega, che marciava su Roma insieme a Forza Nuova e partecipava alla fiera dell’intolleranza del family day con Casapound, lascia pensare che non sia affatto un lupo solitario, ma il prodotto più genuino di questi tempi in cui ci troviamo a vivere e sopravvivere. Altri ce ne saranno. Altri capri espiatori verranno colpiti. Altro sangue innocente verra versato.

Di fronte a questo panorama, però, riprende coraggio, forza e determinazione l’antifascismo. Con uno scatto di dignità, rabbia e la consapevolezza che non si può stare più a guardare, migliaia di persone sono scese nelle piazze, hanno strappato manifesti, hanno assediato comizi, hanno sputato sui razzisti, hanno attaccato i fascisti come potevano e alcuni di loro messi in condizione di non nuocere.

Siamo sicuri che, dopo le elezioni, si scioglierà come neve al sole l’afflato antifascista delle sinistre di palazzo, le stesse che sdoganano e proteggono i fascisti con una mano, e con l’altra si propongono come unico argine alla marea nera. Sappiamo anche che l’antifascismo vero, quello militante, quello popolare, quello che si fa tanto con la cultura quanto nella strada, non potrà permettersi di mollare la presa.

Ma anzi dovrà essere liberato dai politicismi e dagli interessi di bottega che ancora lo indeboliscono, e rilanciato, ripensato, ripraticato come strategico. Tra la nostra gente. Con la nostra gente. Per la nostra gente.
Ci servirà il coraggio, l’intelligenza, l’odio, la generosita, l’amore, la rabbia e la forza di tutte e tutti.

4 marzo e oltre: le nostre indicazioni di voto.